NZEB, Kyoto, Passive, ecocompatibile, biocompatibile, ecoefficiente …
Tanti termini, tanti tecnicismi più o meno conosciuti che rimandano chiunque sia in procinto di decidere come realizzare un intervento – sia esso di nuova costruzione o di recupero di un edificio esistente – al concetto ormai consolidato di progettare e costruire nuovi spazi, abitativi e non, che siano rispettosi dell’ambiente, degli ecosistemi, dell’uomo stesso.
Tanti termini che possono anche indurre in confusione, perché spesso utilizzati a sproposito, fuori luogo, o privati – per motivi commerciali – del loro vero significato.
Che sia necessario – non usiamo il termine “obbligatorio” perché la filosofia del risparmio energetico e dell’efficienza dovrebbe essere condivisa, e non percepita solo come imposizione normativa …. – concepire, progettare e realizzare edifici efficienti e a basso impatto ambientale è ormai un pensiero condiviso a tutti i livelli, perché è ben chiaro quanto sia obbligatorio – questa volta calza a pennello! – invertire rotta e passare da comportamenti ed abitudini distruttive a comportamenti ed abitudini sostenibili e responsabili.
Ma quali focus dovrebbero indirizzare il nostro percorso di scelta verso edifici “sostenibili”?
Proviamo a sintetizzarlo in pochi concetti chiave. Premettendo che, anche in edilizia, nessun concetto può affermarsi assoluto, e che in ogni processo decisionale deve prevalere il buon senso e la visione d’insieme.
FLESSIBILITA’
Prefabbricare non deve voler dire standardizzare e uniformare.
Sono due cose ben diverse. È vero che la standardizzazione potrebbe – il condizionale è d’obbligo… – portare con sé un ulteriore ottimizzazione dei costi di realizzazione, ma questo eventuale vantaggio economico va ponderato e bilanciato con il sacrificio di rinunciare più o meno pesantemente alla libertà progettuale, alla flessibilità in cantiere, alla personalizzazione dell’edificio – sia in termini estetici che funzionali.
AbitareLegno, pur avendo maturato il proprio specifico bagaglio di esperienze e di modalità esecutive, privilegia la strada dell’unicità dell’edificio, impegnandosi a trovare il giusto compendio tra gli obiettivi tecnici e la soddisfazione del gusto e delle aspettative del cliente. Una cosa è accompagnare il cliente verso l’ottimizzazione delle scelte, rispettando l’impronta che desidera dare all’edificio…tutt’altro è costringerlo in modo asciutto e sterile a digerire scelte e caratteristiche in nome del “tecnicamente corretto”.
IL PROGETTISTA TORNA PROTAGONISTA
Costruire un edificio dove tempi e modi di realizzazione non lasciano spazio all’improvvisazione… Non è solo un vantaggio in termini di tempi e di bontà del risultato, ma anche un modo per ridare al Progettista il suo sacrosanto ruolo nella filiera dell’edilizia.
Non più quello di controllore costretto a rincorrere impresa e committente per garantire il minor scostamento tra progetto e risultato finale; non più quello di elaborare una mole di dettagli esecutivi di cantiere da sottoporre all’impresa nella speranza che l’esito finale sia almeno vicino alle aspettative; non più quello di spendere – o sprecare – ore ed ore in cantiere per verificare, definire, modificare, risolvere, rappezzare, contestare.
Il Progettista torna ad essere il Tecnico che riceve l’incarico dal Committente, ne stimola l’interesse usando la propria capacità e competenza, esprime la sua libertà nel progetto architettonico, supporta il Committente nella valutazione dei partner cui affidare il proprio progetto.
Per questo AbitareLegno investe in continuo sul perfezionamento ed il potenziamento dell’ufficio tecnico, cuore pulsante dove le idee del cliente diventano realtà da costruire, e sulla gestione del cantiere, che deve rappresentare la “punta dell’iceberg” di un processo che a monte deve funzionare senza intoppi.
EFFICIENZA ENERGETICA
Forse l’aspetto più facile da intuire.
Che gli edifici, abitativi e non, rappresentino oggi una fonte di inquinamento diretta e indiretta, è fuori discussione.
Per mantenere al proprio interno un clima confortevole, essi utilizzano fonti di energia spesso non rinnovabili, oppure che hanno processi di produzione inquinanti, oppure ancora usano generatori che sono inquinanti proprio nell’edificio in cui sono posati e nel momento in cui sono in funzione.
L’efficienza energetica si persegue sia riducendo il fabbisogno energetico dell’edificio (progettando, dimensionando e realizzando un buon edificio con un buon involucro, dotandolo di impiantistica commisurata ed efficiente, e gestendolo in maniera responsabile) sia ricercando e massimizzando fonti di energia rinnovabili e meno inquinanti per supportare il ridotto fabbisogno di energie.
Il tutto, senza dimenticare che l’edificio è un elemento composito e complesso, fatto di mille sfaccettature, e che per ottenere quanto sopra descritto bisogna ragionare in termini di bilancio, cioè andare a trovare il corretto equilibrio tra più voci.
in AbitareLegno siamo soliti non spingere al Committente, né per motivi commerciali né per limitatezza di visione, solo su determinati aspetti dell’edificio o determinate componenti, ma cerchiamo in ogni progetto di valutare il rapporto costo/beneficio di ogni scelta proposta.
IMPATTO AMBIENTALE
La sostenibilità di un edificio si misura non solo dai bassi consumi e dall’utilizzo di fonti rinnovabili, ma ha appendici che si propagano sia a monte che a valle del ciclo di vita utile dell’edificio.
Questo punto di vista di più ampio respiro prende in considerazione il fatto il legno, utilizzato come materiale costruttivo di cui si compone l’intera struttura portante, nonché buona parte di altri elementi costruttivi (pareti divisorie, controparte interne, pacchetto di copertura, rivestimenti di facciata, pavimenti…) è il meno energivoro tra i materiali da costruzioni. Esso nasce e si sviluppa in maniera spontanea e naturale, arrivando ad essere pronto per le lavorazioni senza che sia necessario consumare energie costose per l’uomo. Acqua, energia solare, elementi nutritivi del terreno, anidride carbonica per la fotosintesi: questi sono gli apporti gratuiti che la pianta utilizza per crescere!
Elementare… quanto sorprendente!!!
I successivi cicli di lavorazione (segatura, essiccatura, taglio, incollaggio) sono lavorazioni semplici e poco onerose in termini di energie. Gli stessi trasporti, poi, possono essere ottimizzati e ridotti dal momento che la presenza di boschi e foreste – almeno potenzialmente – è diffusa in buona parte del territorio europeo ed italiano, e non limitata a pochi siti di origine.
Lo stesso possiamo dire di elementi di completamento e finitura quali pannelli compositi (i famosi OSB, molto utilizzati) ed i pannelli isolanti in fibre di legno, entrambi generati da scarti di lavorazione di segheria; i parquet sempre più spesso realizzati con essenze autoctone non trattate, o con legni di rapida ricrescita quali il bambù; elementi di finitura in materiali innovativi quali canapa, terra cruda, paglia….
Ma si sa, nessun edificio è eterno. Non necessariamente perché prima o poi debba essere demolito, ma perché è inevitabile che prima o poi subisca delle modifiche, più o meno rilevanti, a seguito di mutate esigenze, cambi di proprietà o destinazione, adeguamento ai nuovi gusti architettonici, e così via.
Non dobbiamo scordare che in fase di dismissione di tutto l’edificio o di parti di esso, si genera una mole di materiali di scarto che altro non sono – tecnicamente – che rifiuti, che come tali dovranno essere gestiti e smaltiti secondo le rigide norme esistenti. Tanto più un materiale da costruzione è “naturale” in partenza, tanto più semplice, poco impattante ed economico sarà il suo ciclo di gestione una volta smaltito, e tanto più sarà facile e conveniente avviarlo al riciclo ed al riutilizzo anziché allo smaltimento tout court.
Sappiamo che, se il budget lo consente, si possono cercare, sperimentare e applicare soluzioni sempre più attente all’ambiente e biocompatibili. La nostra filosofia ci spinge ad aver selezionato e consolidato stratigrafie che privilegino materiali il più possibile naturali, traspiranti e performanti, limitando o dove possibile eliminando le componenti derivate dal cemento e dagli idrocarburi, mantenendo livelli di costo sostenibili (perchè anche il denaro è una risorsa limitata e da utilizzare con responsabilità.)
SALUBRITÀ
Un edificio non ha un impatto solo sull’ambiente esterno, ma direttamente anche sui suoi utilizzatori umani. Non vogliamo qui dilungarci sull’ampia scia delle filosofie e delle teorie legate agli ambienti, all’arredamento, al modo di utilizzare i locali e così via (peraltro, rispettabilissime e validissime!).
Rendere l’edificio efficiente ed a basso impatto ambientale significa migliorare la qualità dell’ambiente esterno, a breve medio e lungo termine.
Rendere l’edificio salubre significa avere attenzione, nella scelta di tutti i materiali costruttivi, a proporre materiali che siano ragionevolmente privi di sostanze nocive per chi vive i locali. Sottolineo “ragionevolmente”, perché purtroppo esistono vincoli normativi che tutt’oggi costringono ad accettare la presenza di una minima parte di composti chimico-artificiali – comunque non nocivi, grazie alle stesse rigide normative: pensiamo alle colle dei legni lamellari e dei pannelli compositi, la cui eliminazione – tecnicamente possibile, intendiamoci! – costringe ad operare scelte strutturali complesse, costose, e che spesso devono essere ben spiegate al cliente affinché non siano oggetto di controversia anziché di soddisfazione…
È evidente che eliminare integralmente o in larga parte i composti cementizi dalle strutture perimetrali e dei solai, dai sottofondi, dalle pareti divisorie, rappresenta un grande passo avanti nella qualità dell’aria interna agli ambienti.
Inoltre, il principio che sta alla base della prefabbricazione in legno, vale a dire la lavorazione a secco, riduce praticamente a zero l’effetto negativo e dannoso dovuto alla lunga permanenza dell’umidità nelle strutture e nelle stratigrafie, ed ai lunghi tempi di reale asciugatura dei componenti tradizionali.
IL COMMITTENTE
Bene, tutto vero quanto sopra detto…. ma non dimentichiamoci che in cima alla piramide della filiera c’è sempre e comunque il Committente. Il Cliente. L’Utilizzatore. Colui insomma che oltre ad essere il promotore del progetto, sarà anche colui che godrà i benefici del progetto, che si compiacerà del risultato, che contribuirà a diffondere e divulgare e sostenere la veridicità e la bontà di tutto quello che abbiamo scritto.
Se sarà soddisfatto, ovviamente.
E la soddisfazione passa inevitabilmente tramite la condivisione (non l’imposizione) del progetto e quindi anche delle tecnologie costruttive utilizzate; tramite il rispetto dei suoi desideri; tramite la declinazione personalizzata dei mille aspetti che compongono il “sistema casa”. E anche tramite il rispetto dei suoi budget, e la valorizzazione dell’investimento aiutando – non forzando – a destinare le risorse giuste negli aspetti più importanti del progetto.